giovedì 14 febbraio 2013

Sempre a proposito di inverno, ho da qualche giorno portato quassù nello zaino un calicanto invernale  (Calycanthus praecox) che pianterò in primavera; si tratta di un alberello modesto e senza nulla che colpisca particolarmente per gran parte dell’anno.


Ma, durante l’inverno è il primo a sfoggiare dei fiorellini giallo chiaro con il centro rossastro, dall’inteso profumo, dolcissimo senza uguale. Spesso gli anni passati, verso fine gennaio, metà febbraio, ne ho rubato un rametto da piante incontrate per caso in giardini di pianura per poterlo annusare con golosità e ora, visto che si tratta di una specie rustica che dovrebbe resistere ai rigori della montagna, avrò la possibilità di poterlo annusare quando voglio, una vero lusso per l’olfatto, quando l’odore secco della neve regna ovunque….o non proprio, visto che dai camini dei tetti escono giochi di fumo profumato a secondo del tipo di legno che sta bruciando.Un altro buon odore che mi passa ogni giorno sotto il naso è quello delle stalle, mi ricorda gli inverni passati da bambina in Svizzera dove le stalle sono pulite e soprattutto d’inverno non puzzano hanno un profumo caldo di animali. Si può raccontare veramente la vita attraverso i sensi. Mentre molti come me sono ancora sotto la neve, altri già coltivano il basilico e possono sentirne l’aroma pungente, mentre io uso quello che ho congelato durante l’estate. In un febbraio di tempo fa sono stata con Giandomenico a Borgio Verezzi, un paesino arroccato sulle alture in provincia di Savona, proprio per realizzare un servizio sulla coltivazione e l’utilizzo delle aromatiche. 




Stradine scoscese, una piazza semplice ma molto fascinosa con vista mare e una trattoria a conduzione familiare
Da Casetta“ Tel. 019 610166, chiocciolata da Slow Food dove il basilico la fa da re e la signora Elda da regina. Le mani delle donne in cucina producono con veloce abilità testaroli e trofie, accompagnate dal pesto che viene rigorosamente ridotto a mano nel mortaio in una fragrante crema.  


La cucina ligure è senza dubbio una tra le mie preferite. Le trofie di castagne o i testaroli io li faccio così:

Ingredienti x quattro
150 gr farina integrale di grano tenero 
150 gr farina di castagne 
acqua e sale q.b.

Mescolate bene le farine in un ampia ciotola, aggiungete un pizzico di sale e piano piano l’acqua tiepida. Trasferite su una spianatoia e impastate con le mani, continuando ad aggiungere acqua fino ad ottenere una consistenza morbida ed elastica come quella degli impasti del pane o della pasta, tanto per intendersi. Lasciate riposare e dopo un oretta prelevate dei piccoli tocchi di impasto della dimensione di una nocciola e con le dita ricavate dei vermetti lunghi 4 o 5 cm che arrotolerete intorno a uno stecchino da spiedo infarinato e con una mossa disinvolta o quasi, alla 1300° ce la farete, otterrete la vostra trofia da condire con un pesto profumato. 
Ingredienti x quattro
150 farina di grano duro
150 farina di farro
acqua e sale q. b.

In una ciotola mescolate bene le due farine, un pizzico di sale e l’acqua necessaria per ottenere un impasto fluido semiliquido come quello per le crepes. Lasciate riposate per almeno una mezz’ora. Riscaldate bene una padella di ghisa, o con un fondo pesante, e versate un mestolo di impasto nella padella calda e unta con un filo di olio, coprite con un coperchio e lasciate sul fuoco un paio di minuti, sorvegliando che non bruci. Mettete da parte questa specie di frittata, che una volta fredda va tagliata a quadrati, e procedete versando un altro mestolo. Quando avete finito, portate a ebollizione una pentola e immergete i testaroli per qualche secondo, scolate con cura e condite con la salsa che preferite, anche se il pesto è raccomandato dalla tradizione.


Esistono diverse varietà di basilico con diverse profumazioni, vengono coltivate nei semenzai e poi nei vasetti sulle fasce liguri.


Le giornate qui sono ancora abbastanza corte da invogliarmi a ricavare da un sottile foglio di zinco una sorta di lanternina a forma di cuore.


E’ semplice basta munirsi di guanti filo di ferro e forbici adatte…Presto sarà San Valentino, una festa che risale al Medioevo durante la quale gli innamorati si scambiavano le cosidette valentine, ovvero messaggi, cartoline o bigliettini con poesie, cuori e ricami sdolcinati. Di recente questa ricorrenza sentimentale è stata trasformata in una apoteosi kitsch in stile usa e getta, un ennesimo pretesto per il consumismo e sarà davvero dura farle riacquistare quel semplice tono romantico un po’ retrò. A proposito di romanticherie, ma non esistono quasi più i negozietti come questo di Salina?!



Questi luoghi andrebbero protetti come “specie in via di estinzione”, anzi andrebbero sponsorizzati perchè continuino a rappresentare un’alternativa concreta ai centri commerciali e ai grandi magazzini che imperano oramai ovunque.

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