mercoledì 6 febbraio 2013



La parola sentiero mi piace perché sa di movimento e a me piace molto muovermi sia fisicamente che progettare, sentiero per me vuol dire anche storia, percorso, gomitolo con un suo filo conduttore e inoltre sentiero è il tratto di strada che percorro a piedi quando lascio il pick-up sotto un grande abete per raggiungere la mia casa. 
Non è solo mio, soprattutto in estate c’è un grande viavai e vi lasciano la loro impronta uomini, cavalli, asini e mucche, mentre durante l’inverno, a parte qualche escursionista con sci o racchette da neve, approfittano delle mie tracce nella neve soprattutto caprioli e volpi, oltre ai miei cani, gatti e capre.
Anche le volpi mi piacciono molto; sono rosse come il mio gatto Tobi, tanto che una sera vicino alla porta dell’orto ne ho scambiata una per lui, sono selvatiche e agili, ogni tanto fanno un pranzetto alle spese dei proprietari di galline, me compresa, e per questo in genere, me esclusa, non sono molto amate.
A volte si lasciano distrarre improvvisamente dal loro cammino, a me capita con gli uomini e mi sono già sbagliata due volte!

Chi siamo...

Io, Maia Beltrame (quella che racconta con le parole) mi piaccio abbastanza anche se riconosco bene i miei difetti che, almeno quelli comportamentali, spero di migliorare strada facendo e questo fa parte ancora del percorso, del sentiero. Sono convinta, anche se non ci sono mai delle certezze assolute, delle mie scelte bene in linea con me stessa; sono percorsi mai facili e sempre un po’ troppo faticosi, ma ho capito che a me piacciono così. Sono fermamente convinta che bisogna ridurre i consumi e riscoprire il piacere di fare e produrre il più possibile da soli.


Mi piace Giandomenico Frassi (quello che racconta con le immagini), uno dei fotografi che ho trovato sulla mia strada, o sentiero, quando facevo la stylist di food e di arredamento d’interni. Mi piace perchè sfrutta perfettamente la luce che trova e da vero poeta scopre un lato interessante in quasi tutto quello che vede con i suoi tre occhi, mi diverte perché spesso non finisce le frasi ed è sempre un po’ arruffato, da ogni punto di vista!
Non mi piace tanto invece, visto che sono un po’ tedesca, (questo sarà un pregio o un difetto chi può dire?), che arrivi sempre in ritardo e che abbia sempre in mano il cellulare, diventato ora iPhone, visto che sono un po’ tecnologica ma non troppo…

Dove...
Da qualche anno conduco una vita molto ritirata, semplice, quasi essenziale direi, legata mani e piedi, proprio come è scritto nel mio ultimo libro “Coltivo e  Cucino”, alla terra e ai miei animali e forse sono proprio questi ritmi elementari che mi affascinano.
E’ ritirata perché in questa parte della mia vita ho deciso di vivere in un bellissimo alpeggio a 1200 metri in una valle laterale del Monte Rosa, un centinaio di metri sopra un paesino di case in sasso come tanti della Valsesia e dico SOPRA perché non potrei mai abitare in un mondo così piccolo e chiuso come quello di un paese, a pensarci bene già Milano mi stava un po’ stretta con il suo conformismo davvero poco internazionale.


E’ semplice perché  sto piano piano eliminando molto del superfluo. La semplicità non è un punto di partenza ma è una vera e ardua conquista e consiste nello scremare tutto ciò che non serve veramente né all’anima nè al corpo, nel concentrarsi, nel mangiare poco ma bene. La mia vita qui è essenziale perché scorre insieme alle stagioni seguendo i rituali della natura. 
Non posso, malgrado tutto, rinunciare alla mia visione estetica e armoniosa della vita; quella non mi abbandona mai, quindi la casa dove vivo è piuttosto bella, accogliente e particolare.
Coltivo con passione e in modo anche troppo biologico aromatiche alpine e ortaggi molto nordici ovvero cavoli, verze, cavoli rapa, patate, rabarbaro, porri e tutto quello che cresce in montagna tra maggio e settembre.



Ho diverse bocche da sfamare, se escludo i miei figli che oramai sono responsabili di loro stessi,  oscillano intorno alle venti e tra loro spicca un piccolo gregge di capre di cui mi sono assolutamente innamorata.


Perché...
Anche se ogni tanto me lo chiedo, in realtà so perfettamente perché mi trovo qui.
L’elezione del luogo in particolare è avvenuta per amore, un amore che, anche se nel tempo si è rivelato assolutamente sbagliato, mi ha portato a conoscere meglio me stessa. Diciamo che è stata una di quelle importanti distrazioni dal sentiero principale nelle quali incappano anche le volpi! 
Invece la voglia di vivere immersa nel verde con il profumo della terra sotto il naso, è stata da sempre il comune denominatore di molte mie scelte. 
Per affrontare la vita spartana che conduco ora e qui, bisogna averlo scritto nel DNA e sicuramente, oltre al mio temperamento, ha contribuito tutta una serie di esperienze che mi hanno ricamato addosso una bella corteccia, mi piace pensare a quella di betulla che allo sguardo appare chiara e meno coriacea. 


Molti sognano di lasciare il cemento e vivere in campagna, ma pochi, anzi pochissimi, possono reggere la fatica fisica e la dedizione assoluta che terra e animali richiedono e rinunciare alle attraenti e comode luci della città. 
In questa fase della vita io non giro più il mondo come ho fatto nel passato, ma giro la terra nel vero e proprio senso della parola. Mi piacciono, come ho già detto, la concentrazione e la quotidianità alle quali ti obbligano i ritmi della natura e che forse non farebbero pienamente parte della mia indole un po’ nomade. 
Comunque penso che ci siano diversi gradi, come in tutte le cose, per realizzare un progetto e, come nel caso della difficoltà delle pareti quando si va ad arrampicare, ognuno ha il suo sentiero o via con un livello diverso con il quale misurarsi. L’importante è sentirsi sempre a proprio agio e sapere che non si è mai “arrivati”, perché continuare a camminare fa parte del gioco …
C’è chi si ferma a Farmville e, non oso raccontarlo ai vecchi pastori doc, ho scoperto che più di 13 milioni di persone si occupano ogni giorno di galline e pomodori virtuali! …mah questo uomo contemporaneo è a dir poco bizzarro!

Febbraio
In questo mese l’attività Fuori, con la F maiuscola, è ancora molto ridotta, l’unica costante è  portare tutti i giorni agli animali cibo e acqua, calda quando fa molto freddo perché quella dei loro secchi gela. Pulisco i loro ricoveri e taglio la legna appena noto che la catasta si sta riducendo drammaticamente. Quando le condizioni climatiche lo consentono mi piace girare nel bosco bianco con le mie capre nerissime, perchè sono di razza Nera di Verzasca alla ricerca di qualche gemma o corteccia prelibate. 
Le mie giornate in inverno si aprono inevitabilmente con il rito di accendere il fuoco nelle stufe. 
Poi seguono tutti quei gesti che si fanno di solito in una casa. Un po’ di letargo va perfetto per controbilanciare i mesi durante i quali non vedo l’ora che venga buio per chiudere la porta senza provare troppi sensi di colpa per tutto quello che rimane da fare. Ouf…! Sono convinta che l’ideale sia sempre trovare un buon equilibrio tra attività mentale, fisica e spirituale.


Quando Fuori tutto è bianco, posso finalmente lavorare Dentro, con la D maiuscola: studiare, leggere, lavorare a maglia, scrivere e soprattutto progettare in quali altri guai posso ancora cacciarmi. 
A questo proposito mi sto appassionando molto al complesso mondo delle api e sto rileggendo un vecchio libro che mi aveva affascinato già molti anni fa: “La vita delle api” di Maurice Maeterlinck, poeta e appassionato entomologo dell’inizio del 1900. Racconta la meravigliosa struttura dell’alveare, di tanto in tanto si sofferma e confronta il comportamento delle api e quello degli uomini: “Qual è il punto centrale, lo scopo della vita degli uomini? Non vedo nulla che guidi i loro passi, un giorno pare che edifichino e ammassino cose e l’indomani le distruggono e le sperdono. Vanno e vengono, si adunano e si separano e non si sa cosa desiderino.”
Sono stata a trovare un signore antico, davvero speciale, che abita in una frazione alta di Alagna e che ha iniziato a fare l’apicoltore ben 63 anni fa! Il signor Antonio è davvero uno scrigno di piccoli, grandi saperi!
Sono intrigata anche dalle caratteristiche organolettiche dei vari tipi di miele che diffferiscono per profumo, consistenza, colore e gusto a secondo dei fiori che bottinano e la fioritura qui in estate è davvero straordinaria. Questo è quindi il progetto dell’anno nuovo, guai a rimanerne senza,  ma è ancora il momento di studiare e di godersi il ghiaccio!



Mi piacciono il colore, la consistenza e la luce del ghiaccio e devo andare assolutamente a caccia del fantastico film cult “Orlando” di Sally Potter per godermi la maestosa festa sul ghiaccio con  scenografia e costumi di incredibile raffinatezza. Non ho la televisione, per scelta, perché trovo che sia un ennesima droga che mangia il tempo con la scusa di essere uno strumento di informazione, per altro quasi sempre di infimo livello, ma adoro i film!  “Non si rinuncia alla televisione ma si sceglie di non averla perché si hanno cose più interessanti da fare….” sostiene Maurizio Pallante, economista, professore universitario e fondatore del Movimento della Decrescita Felice.


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