Qui è ancora inverno per le volpi, per me e per gli orti.
In Svizzera nelle zone di lingua romancia il 1° di marzo si
festeggia la Chalandamarz, una bellissima festa popolare, molto pastorale, che
ho seguito tanti anni fa a Zuoz nel cantone dei Grigioni. Si cerca di scacciare
l’inverno spaventandolo con il baccano dei campanacci del bestiame dondolati
con fatica dai bambini.
Per dovere di cronaca, visto che il mio blog porta il loro
nome, ecco delle belle tracce fresche fresche sul sentiero.
Alla fine di
febbraio, inizio marzo, le volpi infatti sono molto attive, ragione per la
quale le mie galline rimangono nel pollaio al sicuro. E’ il periodo degli
accoppiamenti e i maschi segnano il territorio con la loro urina dall’odore pungente.
Sono ancora impegnata a nutrire stufe golose di legna e
comprendo bene la filosofia del samovar russo sempre pronto sul fuoco come il
mio bollitore.
Un buon tè allo zenzero
o alle spezie è di grande conforto…
Ricetta di zenzero candito
Ingredienti
100 gr di zenzero fresco
150 gr di zucchero
acqua quanto basta
Mettete a
bollire lo zenzero fresco tagliato a fettine non troppo sottili per
mezz’ora circa, scolatelo e tenete l’acqua come ottima tisana digestiva.
Sciogliete a fuoco molto lento gran parte dello zucchero in una padella antiaderente spessa e
immergetevi lo zenzero; mescolate delicatamente di tanto in tanto. Una volta
ottenuta una specie di marmellata, preparate un piatto con un po’ di zucchero
nel quale si rotolano una alla volta le fettine di zenzero candite che vanno
poi messe ad asciugare su un foglio di carta da forno.
Le giornate si allungano, mi piace la luce ma la sua qualità
non è ovunque uguale e io, non so come sia successo, ho sempre abitato in posti
con una bella luce.
Mi piace anche l’ombra e il libro “Libro d’ombra” dello
scrittore filosofo Tanizaki Junichiro è assolutamente da leggere!!
Nell’ombra si leggono sfumature e dimensioni che la troppa
luce appiattisce, diciamo che è uno stile Wabi Sabi di vedere, di vedere l’ impermanenza e imperfezione della
vita e delle cose e di cogliere il lato estetico dei materiali naturali e degli oggetti semplici “poveri” che ci
circondano. A mio avviso bisogna invertire la tendenza che punta tutto solo
sulla crescita economica senza attenzione a quella interiore dell’anima.
E mi piace il silenzio. Anche il silenzio ha un suono è
quello di un vuoto tra due altri suoni, è come nella musica ci sono momenti per
parlare e per il rumore e momenti per stare in silenzio, la famosa armonia dei
vuoti e pieni.
In questo mese ancora bianco quassù gli uccelli “sentono la
primavera” e riempiono il silenzio con i loro canti che promettono l’arrivo
della nuova stagione.
Ho l’impressione che il silenzio richieda spazio quasi
tangibile anche con gli occhi. Spesso viviamo in case, città e campagne troppo
affollate. Le periferie dei centri urbani sono veramente la bandiera del troppo
e peggio, nuovi capannoni industriali sorgono a fianco di altri abbandonati e
esagerati centri commerciali imperano con il loro cattivo gusto per abbindolare
la gente a consumare sempre più prodotti generalmente di scarse qualità e
utilità.
Lo scorso gennaio l’ISPRA (Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale) fondato nel 2008 ha pubblicato dati impressionanti:
in Lombardia, ad esempio, si assiste a un consumo del suolo pari a 8 metri
quadrati al secondo!
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