martedì 5 marzo 2013

Qui è ancora inverno per le volpi, per me e per gli orti.


Qui è ancora inverno per le volpi, per me e per gli orti.
In Svizzera nelle zone di lingua romancia il 1° di marzo si festeggia la Chalandamarz, una bellissima festa popolare, molto pastorale, che ho seguito tanti anni fa a Zuoz nel cantone dei Grigioni. Si cerca di scacciare l’inverno spaventandolo con il baccano dei campanacci del bestiame dondolati con fatica dai bambini.


Per dovere di cronaca, visto che il mio blog porta il loro nome, ecco delle belle tracce fresche fresche sul sentiero.


Alla fine di febbraio, inizio marzo, le volpi infatti sono molto attive, ragione per la quale le mie galline rimangono nel pollaio al sicuro. E’ il periodo degli accoppiamenti e i maschi segnano il territorio con la loro urina dall’odore pungente.
Sono ancora impegnata a nutrire stufe golose di legna e comprendo bene la filosofia del samovar russo sempre pronto sul fuoco come il mio bollitore. 


Un buon tè allo zenzero o alle spezie è di grande conforto…





Ricetta di zenzero candito 

Ingredienti
100 gr di zenzero fresco
150 gr di zucchero
acqua quanto basta

Mettete a  bollire lo zenzero fresco tagliato a fettine non troppo sottili per mezz’ora circa, scolatelo e tenete l’acqua come ottima tisana digestiva. Sciogliete a fuoco molto lento gran parte dello zucchero  in una padella antiaderente spessa e immergetevi lo zenzero; mescolate delicatamente di tanto in tanto. Una volta ottenuta una specie di marmellata, preparate un piatto con un po’ di zucchero nel quale si rotolano una alla volta le fettine di zenzero candite che vanno poi messe ad asciugare su un foglio di carta da forno.

Le giornate si allungano, mi piace la luce ma la sua qualità non è ovunque uguale e io, non so come sia successo, ho sempre abitato in posti con una bella luce.
Mi piace anche l’ombra e il libro “Libro d’ombra” dello scrittore filosofo Tanizaki Junichiro è assolutamente da leggere!!
Nell’ombra si leggono sfumature e dimensioni che la troppa luce appiattisce, diciamo che è uno stile Wabi Sabi di vedere, di vedere  l’ impermanenza e imperfezione della vita e delle cose e di cogliere il lato estetico dei  materiali naturali e degli oggetti semplici “poveri” che ci circondano. A mio avviso bisogna invertire la tendenza che punta tutto solo sulla crescita economica senza attenzione a quella interiore dell’anima.
E mi piace il silenzio. Anche il silenzio ha un suono è quello di un vuoto tra due altri suoni, è come nella musica ci sono momenti per parlare e per il rumore e momenti per stare in silenzio, la famosa armonia dei vuoti e pieni.
In questo mese ancora bianco quassù gli uccelli “sentono la primavera” e riempiono il silenzio con i loro canti che promettono l’arrivo della nuova stagione.
Ho l’impressione che il silenzio richieda spazio quasi tangibile anche con gli occhi. Spesso viviamo in case, città e campagne troppo affollate. Le periferie dei centri urbani sono veramente la bandiera del troppo e peggio, nuovi capannoni industriali sorgono a fianco di altri abbandonati e esagerati centri commerciali imperano con il loro cattivo gusto per abbindolare la gente a consumare sempre più prodotti generalmente di scarse qualità e utilità.
Lo scorso gennaio l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) fondato nel 2008 ha pubblicato dati impressionanti: in Lombardia, ad esempio, si assiste a un consumo del suolo pari a 8 metri quadrati al secondo!




Nessun commento:

Posta un commento